“Cogito ergo sum” sosteneva Cartesio nel 600 identificando l’essere umano come essere pensante, guidato dal pensiero in ogni sua azione o decisione; molto più tardi, nel 1994, Damasio confutò la teoria di Cartesio sostenendo che fosse più corretto dire: “Sento dunque sono”, per enfatizzare ciò che fino ad allora era stato trascurato, ovvero che anche le emozioni e le relative sensazioni corporee influenzano il processo del ragionamento.
La necessità di porre attenzione e dare la giusta considerazione alle sensazioni del corpo viene ribadita anche ai giorni nostri nella canzone di Jovanotti, che, sostenendo, forse inconsapevolmente, il pensiero di Damasio, intona “Se lo senti, lo sai”.
Il corpo ci offre degli indizi, ci orienta alla scelta, attraverso sensazioni piacevoli o spiacevoli sulla base dell’esito positivo o negativo di decisioni prese in passato, in qualche modo associate a quella corrente… bisogna solo ascoltarlo.
Non a caso il corpo è spesso irrigidito e teso nelle persone che soffrono d’ansia e non svolge il suo compito di facilitatore di scelte, lasciandole attanagliate dal dubbio, dai se e dai ma.
Intervenendo in modo bottom-up, ovvero dal basso verso l’alto, è possibile agire sulla mente a partire dal corpo. Ricorrendo a tecniche di Mindfulness si promuove nell’individuo ansioso maggiore consapevolezza di sé nel qui ed ora, invitandolo a focalizzarsi sulle sensazioni corporee lasciando fluire i pensieri senza giudicarli, indebolendo man mano la stretta presa che hanno su di lui.
Anche il corpo della persona che ha vissuto esperienze traumatiche è in genere bloccato. Dato che, come spiega la Teoria Polivagale di Porges, ha messo in atto due strategie di difesa nel tentativo di ripristinare uno stato di sicurezza: l’attivazione del sistema nervoso simpatico che predispone all’attacco o alla fuga e dunque al fronteggiamento della minaccia e, una volta fallito questo tentativo, l’attivazione del sistema dorso-vagale che immobilizza il soggetto, creando ottundimento, disconnessione mente-corpo.
Da quel momento in poi, ogni stimolo che la mente ha associato al trauma, riattiverà il ricordo dello stesso e provocherà la medesima reazione a livello corporeo, emotivo e cognitivo.
Per questi motivi, anche nel trattamento delle persone traumatizzate, è consigliabile adottare a fianco alle strategie top-down (tecniche più cognitive che focalizzandosi sulla mente producono un effetto sul corpo) quelle bottom up, le quali in primis ristabiliscono la consapevolezza e la padronanza del corpo, producendo poi effetti a cascata sulla mente.
Molto utilizzato è l’esercizio del Body scanning, una pratica meditativa Mindfulness che consiste nell’attenta disamina del proprio corpo, area dopo area, dal basso verso l’alto, finalizzata ad una maggiore consapevolezza non giudicante dell’esperienza sensoriale. Attraverso questo esercizio è possibile cogliere le aree dove la tensione si accumula ed il disagio si esprime a livello somatico, per poi promuoverne il rilassamento attraverso la respirazione.
Quando respiriamo, allungando la fase di espirazione, attiviamo il sistema nervoso parasimpatico, preposto alla digestione e al recupero.
Il nostro corpo, dunque, ci offre, attraverso lo strumento basilare ed automatico della respirazione, una risorsa per riportarci allo stato di calma, ripristinare uno stato di equilibrio somatico e di riflesso, emotivo e cognitivo.
Intervenendo sul corpo ed attraverso esso è possibile agire sulla mente, questa è la ragione per cui è consigliabile affiancare sempre alle strategie di intervento top-down, quelle bottom-up.
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