Come esseri umani abbiamo una straordinaria capacità comunicativa. Anche quando ci troviamo in situazioni limitanti la nostra espressività - come con l'uso della mascherina che indossiamo per proteggerci dalla diffusione del Covid 19 - avrete sicuramente notato che non sorridiamo solo con le labbra e non trasmettiamo accoglienza solo attraverso il contatto fisico.
E' innegabile che un sorriso aperto predispone al contatto fisico e un abbraccio, o una stretta di mano franca, aiutano a instaurare un clima di fiducia. Così, è fuori dubbio che i medici e gli operatori sanitari in prima linea hanno faticato tantissimo a comunicare con i pazienti, indossando tute e dispositivi di protezione, che creavano barriere fisiche alla comunicazione!
Con l'uso della mascherina e del distanziamento fisico, abbiamo inevitabilmente cambiato la nostra forma di espressività e sicuramente, soprattutto all'inizio, abbiamo forse provato la sensazione di sentirci ingabbiati, temendo di limitare la nostra espressività o ridurre l'efficacia della nostra comunicazione.
In realtà, superata la prima difficoltà nell'uso della mascherina, al lavoro e nei luoghi pubblici, con un po' di adattamento e di esercizio, abbiamo scoperto quando possiamo adattarci e trasmettere sentimenti anche attraverso gli occhi, con la nostra voce, o solo con il volto dietro ad uno schermo di un computer o di uno smartphone.
Mi rendo conto che chi non era abituato, o allenato, a vedere la sua faccia riflessa in uno schermo, a relazionarsi digitalmente senza contatto fisico, soprattutto all'inizio, può aver trovato difficile comunicare con gli altri. Ogni cosa diversa dalla nostra abitudine ci appare difficile, ma non per questo impossibile da modificare.
Chi di voi ha frequentato i nostri corsi di comunicazione e public speaking o ha seguito i corsi presso il Cemec sulla comunicazione in emergenza, ricorderà l'importanza che dobbiamo dare al mezzo che utilizziamo, allo spazio e al contesto in cui si realizza la nostra comunicazione. Ogni situazione ci richiede un ricalcolo, un riadattamento rispetto al nostro modo abituale di comunicare. Con l'esercizio possiamo rendere la nostra voce più gradevole o attenta al ritmo, possiamo ridurre la nostra gestualità (come sono soliti fare i popoli nordici) e amplificare l'espressività del nostro lo sguardo, che, anche da solo, può trasmettere sensazioni positive quali fiducia, calma, piacevolezza, tranquillità o, invece, negative come paura, terrore, imbarazzo, rabbia.
Per chi lavora in ambito comunicativo l'adattamento e l'utilizzo di varie forme espressive, modulate rispetto al mezzo e a ciò che si intende trasmettere, determinano l'efficacia comunicativa.
Pensate agli speaker radiofonici, agli operatori telefonici che rispondono ai numeri dell'emergenza, allenati alla mancanza del contatto visivo, o a chi svolge consulenze on-line tramite videochiamate, o riunioni a mezzo skype, zoom, che non può avere un contatto diretto, ma può raccogliere e osservare tante altre informazioni portando con sè la regolazione del proprio setting.
La differenza nell'efficacia comunicativa non è data dal mezzo che utilizziamo per comunicare, ma dall'utilizzo e dalla nostra consapevole capacità di adattamento e di allenamento.
Se non ci autolimitiamo, come esseri umani, senzienti e consapevoli, abbiamo innumerevoli possibilità di comunicare, di adattarci e di compensare le limitazioni, con creatività e plasticità.
Nel periodo del lookdown e ora, con l'uso della mascherina, probabilmente come me, anche molti di voi avrete notato che non è necessario congelarci, isolarci emotivamente dagli altri, ma possiamo aprire i nostri occhi al sorriso e abbracciare gli altri senza contatto, amplificando l'espressione delle nostre emozioni.
In realtà l'attenzione all'altro e a ciò che vogliamo trasmettere, a come vogliamo e possiamo farlo sentire, può esserci da guida, permettendoci di sperimentare, senza timore, la possibilità di amplificare la nostra comunicazione attraverso lo sguardo, il tono di voce, i gesti più misurati, ma morbidi e accoglienti. In definitiva possiamo e dovremmo continuare a sorridere con gli occhi e ad abbracciare l'altro con il cuore.
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