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Le prime 5 regole del Self Talk per un gioco vincente

Qualunque sia lo sport praticato, alcuni pensieri potrebbero influenzare in maniera negativa la performance. Il Self Talk ha la capacità di fare da mediatore tra un evento e la sua reazione. Il training mentale attraverso la tecnica del Self Talk permette all’atleta di imparare a trasformare eventuali tendenze distruttive del pensiero in costruttive e a darsi la giusta carica e motivazione per raggiungere il risultato desiderato. Le prime 5 regole per un efficace Self Talk sono: riconoscere i pensieri disfunzionali; trasformarli in funzionali e svuotarli del fattore ansia; preferire istruzioni brevi; sostituire il “devo” con il “voglio”; eliminare la parola “NON”. Il ruolo del Mental Coach è quello di guidare lo sportivo nel suo percorso di miglioramento della performance, intervenendo anche sull’efficacia del proprio Self Talk. Come sta facendo Cecilia Morini, preparatrice mentale di Arianna Errigo e di Matteo Piano, due dei campioni azzurri che presto vedremo in gara a Rio 2016. L’utilizzo del Self Talk in ambito sportivo produce un incremento di prestazione. Numerose ricerche lo dimostrano. Landin* ha verificato il potere del Self Talk sull’attenzione: dirigere il pensiero verso stimoli positivi orienta la concentrazione nella direzione degli aspetti rilevanti che permettono all’atleta di attivare le risorse utili al raggiungimento del suo obiettivo. Bunker e Williams* ne hanno studiato gli effetti attentivi: il Self Talk migliora autostima e sicurezza. Hardy e Jones* ne hanno evidenziato l’efficacia nel controllo dell’ansia e nello sviluppo di reazioni emotive appropriate. Di frequente, soprattutto in allenamento, gli atleti utilizzano il dialogo “interno” per esercitarsi a restare concentrati. In tali situazioni, si rivolgono frasi del tipo “focalizzati su questo movimento”. Per incrementare il livello di autostima e prontezza mentale possono ricorrere invece a espressioni del tipo: “mi sento pronto”; “mi sento competitivo”. Per gestire le situazioni difficili, che il più delle volte si presentano in performance: “voglio farcela”; “voglio concentrarmi”. Le 5 regole del Self Talk per un gioco vincente 1. RICONOSCERE I PENSIERI DISFUNZIONALI Per depotenziare i pensieri disfunzionali in allenamento e in gara bisogna prima di tutto andare alla ricerca di tutte quelle frasi negative e scoraggianti che si rivolgono tra sé e sé . 2. TRASFORMARLI IN FUNZIONALI E SVUOTARLI DEL FATTORE ANSIA Dopodiché, è necessario esercitarsi a trasformare i pensieri disfunzionali individuati in formulazioni funzionali capaci di incentivare reazioni positive a eventi negativi, prive di quell’ansia difficile da controllare. Se ci si esercita con determinazione e costanza, con il tempo sarà possibile svolgere questo esercizio in automatico. Nella formulazione di un dialogo interno nuovo ed efficace, poi: 3. PREFERIRE ISTRUZIONI BREVI. Soprattutto in sport caratterizzati da precisione e tecnica, afferma Theodorakis*, funzionano meglio modalità di frasi abbreviate, senza soggetto e senza avverbi, che fanno uso della seconda persona singolare. Le parole da scegliere devono essere semplici. Due sono le tipologie di istruzioni che l’atleta può darsi: abilità specifiche e abilità generali. Le prime hanno come oggetto particolari capacità e risultano legate più che altro alla tecnica e all’esecuzione di movimenti – “guarda dritto davanti a te”, “piega il gomito”, “inchinati e carica dal basso”. Le seconde si riferiscono all’esercizio in generale – “mantieni la concentrazione”, “fai attenzione”. In sport che richiedono forza e resistenza, sempre Theodorakis, ritiene più efficaci frasi incoraggianti e motivanti: “stringi i denti, sei a un passo dall’arrivo”; “ancora un’altra bracciata e lo superi”. 4. SOSTITUIRE IL “DEVO” CON IL “VOGLIO”. L’espressione “devo” tende a caricare di ansia l’atleta perché in un certo senso è come se lo obbligasse ad avere successo per non deludere se stesso o qualcun altro. Meglio optare per il “voglio”: il dirci che quella cosa la vogliamo ci pone automaticamente in una posizione di comando, ci motiva ad essere determinati a gestire la situazione. 5. Eliminare la parola “NON”. Il cervello umano non riesce a elaborare immediatamente la negazione. Per poter negare un pensiero, la mente deve prima visualizzarlo e poi fargli una “x” sopra! Se utilizza il NON, durante il processo di identificazione, l’atleta è distratto dal processo di decodifica del pensiero. Perde tempo e aumenta la probabilità di scatenare eventuali conseguenze negative. Si tratta di un fenomeno che fa parte della quotidianità di chiunque: è capitato a tutti di dirsi “basta! Non devo più pensare a questa cosa” e poi ci viene in mente solo e soltanto quella cosa! Per essere efficace, quindi, la frase da allenare nel Self Talk deve essere completamente priva del NON: “Concentrati” è più funzionale di “Non devo distrarmi”. Per perfezionare l’efficacia del proprio Self Talk fondamentale è il ruolo del Mental Coach. Attraverso sessioni di allenamento guidate, il preparatore mentale supporta lo sportivo lungo un percorso che trasforma i pensieri disfunzionali in pensieri funzionali, facendo in modo che ansie e preoccupazioni non interferiscano sulla prestazione. Roberta Mariotti (Psicologa, Psicoterapeuta Strategica e Mental Coach) e Cecilia Morini (Psicologa dello Sport e Psicoterapeuta strategica) da diverso tempo sono impegnate nel potenziamento del training e della performance di atleti di diverso livello. Per le imminenti Olimpiadi di Rio 2016, Cecilia Morini, preparatrice mentale di Arianna Errigo – pluricampionessa mondiale, argento alle Olimpiadi di Londra – e di Matteo Piano – centrale nella nazionale di pallavolo – accompagnerà in Brasile i suoi azzurri, forte della costante preparazione mentale che da tempo stanno svolgendo insieme avvalendosi anche della tecnica del Self Talk. © Eleonora Corio Psicologa e Psicoterapeuta - Specialista in Psicoterapia Breve Strategica Consulente di Comunicazione, Copywriter, Web Content Creator * Riferimenti bibliografici Landin, D., & Hebert, E.P. (1999). The in uence of self-talk on the performance of skilled female tennis players. Journal of Applied Sport Psychology, 11, 263–282. Bunker, L., Williams, J.M., & Zinger, N. (1993). Cognitive techniques for improving performance and build confidence . In J.M. Williams (Ed.), Applied sport psychology: Personal growth to peak performance (2nd ed., pp. 225-242). Mountain View, CA: Mayfield. Hardy, J. (2006). Speaking clearly: A critical review of the self-talk literature. Psychology of Sport and Exercise, 7, 81–97. Hardy, L., Jones, G., & Gould, D. (1996). Understanding psychological preparation for sport: Theory and practice of elite performers. Chichester, England: Wiley. J. Hardy, K. Gammage, C. Hall. A descriptive study of athlete Self-Talk. The Sport Psychology, 2001. A. Hatzigeorgiadis, Y. Theodorakis. Mechanisms underlying the self talk – performance relationship. Psy of Sport & Exercise, 2009.

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